Nel 2024, la Camera dei Deputati ha aperto una manifestazione di interesse per progetti volti a sviluppare sistemi di intelligenza artificiale (IA) che supportino l’operato della Camera. Questo progetto, voluto dalla vice-presidente della Camera Anna Ascani, ha ricevuto 30 proposte da consorzi di università ed enti di ricerca italiani, che sono state valutate dallo staff parlamentare e da una commissione tecnica-scientifica presieduta da Luciano Floridi, professore a Yale e Bologna ed esperto di etica digitale.
Ora, un articolo accademico scritto da Anna Ascani e Luciano Floridi spiega nel dettaglio come il progetto è stato concepito e condotto. Questo contiene molti spunti interessanti e lezioni per altri progetti volti a utilizzare l’IA per supportare processi democratici.
In primo luogo, il progetto è stato il primo a livello globale che ha considerato tre funzioni parlamentari dal principio: analisi legislative e assistenza nella redazione di emendamenti (rivolti allo staff della Camera e ai parlamentari) e coinvolgimento dei cittadini. Inoltre, le proposte presentate dovevano garantire requisiti fondamentali per i sistemi di IA (come trasparenza, privacy e supervisione umana), anticipando pertanto ciò che l’AI Act europeo prevede, nonostante questo non fosse ancora entrato in vigore.
In particolare, i prototipi vincitori garantiscono affidabilità e supervisione umana tramite l’utilizzo di un corpus curato di fonti ufficiali, che vengono citate nelle risposte fornite per evitare le allucinazioni, e impedendo ai sistemi di accedere a internet. Inoltre, i sistemi favoriscono il giudizio umano, invece di sostituirlo, attraverso diverse tecniche, come spiegazioni di come una conclusione è stata raggiunta ed etichettando i risultati dell’IA come ‘suggerimenti’, per ridurre il problema dell’eccessivo affidamento sulla tecnologia, che rischia di diminuire le capacità degli utenti coinvolti nel lungo termine.
Il progetto è stato anche innovativo nel modo in cui i prototipi sono stati sottoposti a continua valutazione durante lo sviluppo (da parte di parlamentari e staff della Camera), che ha permesso di renderli il più utili possibile agli utenti finali e allo stesso tempo prevenire i rischi che l’introduzione di nuove tecnologie in contesti istituzionali può portare, come la riduzione dell’importanza del giudizio critico dei parlamentari. Questo processo partecipativo, essenziale per garantire che il funzionamento democratico non sia compromesso dall’utilizzo di nuove tecnologie, contrasta il tradizionale approccio in cui istituzioni pubbliche si affidano a enti privati ed essi conducono lo sviluppo internamente, consegnando solo il prodotto finale. In parallelo, la commissione tecnica presieduta da Floridi ha fatto sì che gli standard legali ed etici fossero rispettati. Un punto essenziale, evidenziato nell’articolo, è che i sistemi di IA devono fare sì che le divergenze politiche siano portate in evidenza, invece che celate, perché esse sono essenziali al processo democratico.
Lo staff parlamentare riporta un incremento drastico nella propria efficienza in alcune attività; per esempio, alcune ricerche complesse che richiedevano ore di lavoro sono eseguite in minuti con l’assistenza dei sistemi sviluppati. L’articolo di Ascani e Floridi dettaglia anche sviluppi futuri per i sistemi, come il supporto di altre lingue per evitare l’esclusione di minoranze linguistiche e l’espansione ad altri corpus di documenti, come le sentenze della Corte Costituzionale.
In conclusione, CePTE si congratula per questa iniziativa, che è un interessante studio di come l’IA possa aiutare le istituzioni democratiche a migliorare e velocizzare la propria capacità di prendere decisioni. Ciò è particolarmente importante nel contesto moderno, in cui le tecnologie emergenti, come l’IA, hanno la capacità di causare un’accelerazione drastica dello sviluppo economico e tecnologico, che porranno nuovi quesiti a cui le istituzioni democratiche dovranno rispondere in tempi brevi.